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CAOLINO – COME EVITARE GRUMI NELLA DISPERSIONE

Il caolino per agricoltura viene irrorato in dispersione acquosa sulle piante che devono essere protette: una delle cose che innervosisce di più l’agricoltore che deve effettuare il trattamento sono le otturazioni degli ugelli. Due sono le cause che portano ad otturare gli ugelli, la presenza di residui estranei al caolino, non presenti nel nostro AgriBioClay, e gli agglomerati che si formano a causa di una non perfetta dispersione del caolino. Con queste note vogliamo prevenire la formazione di agglomerati. 

Per evitare la formazione di agglomerati valgono gli stessi accorgimenti usati quando si prepara la polenta.

Si deve predisporre tutta l’acqua prevista per la dispersione, la si deve tenere alla massima agitazione possibile, e si deve aggiungere il caolino lentamente, continuando ad agitare la dispersione fino al completo versamento di tutto il caolino necessario per ottenere la concentrazione voluta, 10% nel dosaggio più elevato utilizzato nella prima irrorazione stagionale, giù fino al 3% nelle successive irrorazioni.

La dispersione deve essere mantenuta in agitazione o mediante agitatore, o mediante la pompa di ricircolo. Se si smette di agitare la dispersione, il caolino tende a sedimentare nel fondo della tina. Con una energica agitazione il caolino torna in sospensione.

Devono essere evitate le seguenti tecniche di dispersione, perché danno luogo immancabilmente ad agglomerati:

  1. Non si deve usare, nella dispersione, meno acqua di quella che verrà poi utilizzata nella irrorazione. Usare meno acqua corrisponde a concentrazioni più elevate, ma va tenuto presente che il caolino si disperde meglio alle concentrazioni più basse.
  2. Non si deve versare acqua direttamente sul caolino in polvere. Questa tecnica corrisponde al tentativo di disperdere il caolino in condizioni di solidi elevatissimi, e porta immancabilmente alla formazione di agglomerati e grumi. 

Se si seguono i suggerimenti sopra elencati, il nostro caolino AgriBioClay verrà disperso in maniera ottimale, e non ci saranno problemi durante le fasi di irrorazione. 

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Rame e biologico, forse siamo vicini alla fine

La Commissione europea ha stabilito che il 31 gennaio 2018 scade l’approvazione per l’utilizzo del rame in agricoltura biologica.

Lo scorso 14 giugno, all’interno del progetto “Alt.rame in bio”, si è tenuto a Roma il convegno: E’ possibile un’agricoltura biologica senza l’impiego di rame?

In linea generale, l’agricoltura integrata ed i vari piani regionali prevedono dosi massime fino ad 8 kg/ha anno di rame metallo mentre le norme per l’agricoltura biologica (Reg. CE 889/08 s.m.i.) hanno stabilito un limite massimo di 6 kg/ha anno. In deroga a tale limite e solo per le colture perenni, in Italia (come in altri Stati membri) è stato autorizzato il superamento, in un dato anno, a condizione che la quantità media effettivamente applicata nell’arco dei cinque anni (l’anno considerato ed i quattro precedenti) non superi i 6 kg/ha.

Nel malaugurato caso in cui ad inizio 2018 il mondo del bio si trovasse senza rame, purtroppo le sperimentazioni condotte non hanno trovato soluzioni immediate. Tra i prodotti alternativi utilizzati (si vedano i link ai manuali del Crea*) l’unico fitosanitario autorizzato e già presente in allegato II del Reg. CE 889/08 è il bicarbonato di potassio la cui approvazione scadrà un paio d’anni dopo quella del rame.

Tutti gli altri prodotti dovrebbero essere innanzitutto approvati per l’agricoltura generale e poi inclusi tra quelli consentiti in agricoltura biologica. I tempi ed i costi per tale processo andrebbero anche al di là della scadenza del bicarbonato.

Sorgente: Rame e biologico, forse siamo vicini alla fine