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Il caolino per agricoltura
Sono pochissimi i prodotti oggi sul mercato studiati espressamente per l’agricoltura: uno di questi è il caolino AgriBioClay.
La quasi totalità di caolini in commercio è stata studiata in origine per altre applicazioni, in generale per la produzione della ceramica.
L’utilizzo di caolino per ceramica in agricoltura comporta inconvenienti: in primo luogo il caolino per ceramica contiene agglomerati che vanno ad ostruire gli ugelli degli irroratori. Inoltre, le particelle di un caolino per ceramica non aderiscono bene alla superficie dei frutti e delle foglie.
AgriBioClay, studiato specificatamente per l’agricoltura, presenta particelle con un elevato rapporto di forma, ovvero il diametro delle particelle, in media pari a 1,4 micron, è fino a 40 volte lo spessore delle stesse: le particelle di AgriBioClay sono dunque larghe e piatte, come tante piastrelle.
Questo importante parametro incide favorevolmente sulla copertura della superficie (uno strato sottile ed uniforme è più efficace rispetto ad uno strato spesso e discontinuo) e quindi migliora sensibilmente anche l’adesione delle particelle, che vengono meno esposte ad erosione e dilavamento dovuti agli agenti atmosferici.
L’assenza di agglomerati è poi fondamentale per una facile irrorazione del caolino. Le particelle di tutti i caolini hanno diametri compresi fra 0,1 e 20 micron (il valore medio è in generale pari a 2 micron), largamente inferiori al diametro di qualunque ugello dell’irroratore. Se però nel prodotto ci sono agglomerati, questi hanno quasi sempre diametro superiore al diametro dell’ugello, immancabilmente lo otturano, e finiscono per rendere difficile la vita di chi deve irrorare le piante. Per ottenere buoni risultati, è indispensabile utilizzare solo caolini espressamente studiati per l’agricoltura.
Differenze fra caolino di origine primaria e secondaria
I caolini provenienti da miniere di tipo primario sono fisicamente diversi dai caolini provenienti da miniere secondarie: il rapporto di forma, ovvero il rapporto fra diametro delle particelle e spessore delle
stesse, è molto alto, e questa caratteristica è estremamente importante in base all’uso cui il caolino è destinato. Nel caso dell’utilizzo in agricoltura, è fondamentale l’adesione del prodotto alla superficie delle piante, sia le foglie che i frutti. Se il caolino ha un rapporto di forma basso, come il caolino di origine secondaria, non aderisce bene alle superfici e tende a staccarsi. In questo caso è necessario sottoporre il prodotto ad un violento trattamento termico, detto calcinazione, effettuato a temperature superiori ai 1000 °C. Questo trattamento modifica chimicamente il caolino, eliminando le molecole di acqua di cristallizzazione, e ne altera l’aspetto fisico.
E’ interessante notare che la legislazione europea non prevede l’utilizzo di prodotti trattati termicamente nell’agricoltura biologica.
Il caolino di origine primaria, con un rapporto di forma elevato, tende invece ad aderire alle superfici tanto più energicamente quanto più è alto il rapporto di forma; inoltre, non essendo trattato termicamente, ma solo meccanicamente, può essere liberamente utilizzato in agricoltura biologica.
Caolino di origine secondaria
In alcuni casi, nel corso del tempo (sempre decine di milioni di anni) i giacimenti di caolino possono essere stati dilavati da corsi d’acqua. In questi casi, l’acqua dei fiumi ha in maniera naturale provveduto a separare le tre componenti della originaria roccia granitica, lasciando depositare lungo il corso del fiume prima le parti più pesanti, quarzo e feldspato, e infine il caolino. Questi giacimenti di caolino sono definiti di origine secondaria, in quanto si sono formati lontani da dove vengono ritrovati. I giacimenti secondari sono comuni in Georgia (USA), in Amazonia (Brasile), ed in Australia.
I giacimenti di tipo secondario contengono percentuali di caolino elevatissime, nell’ordine dell’80%. Il caolino è più puro e contiene meno residui, è più facile da estrarre e lavorare. Anche in questi casi il caolino estratto viene sottoposto a lavorazione ad umido, per separare meccanicamente i residui, e viene successivamente asciugato.
Il caolino in natura
Le rocce caolinitiche, meglio conosciute sotto il nome di caolino, sono molto comuni in natura, ma solo pochi giacimenti contengono sufficienti percentuali di caolinite per essere sfruttate in maniera economica. Antiche rocce granitiche, soggette a pressioni e lavaggi acidi nel corso del tempo (parliamo di diverse decine di milioni di anni!) si sono sgretolate separando tre prodotti: quarzo, sotto forma di sabbia silicea, feldspato e caolino.
Questa situazione è presente in Europa in una larga fascia che parte dalla Cornovaglia, attraversa la Francia, si dirama in Spagna e Portogallo, ricompare in Germania e prosegue nella Repubblica Ceca, in Bulgaria e giù fino all’Ucraina. Sono giacimenti di tipo primario, lì il caolino si è formato e lì è rimasto.
La percentuale di caolino presente in questi giacimenti va dal 10 al 20%, e si trova generalmente sotto uno strato di terra non particolarmente profondo, da pochi metri fino ad una ventina. Dove maggiore è la concentrazione di caolino, vengono sfruttati i giacimenti mediante cave a cielo aperto: viene rimosso lo strato di terra, viene estratta la roccia bianca sottostante. Si tratta di una roccia estremamente friabile, che può essere rimossa sia meccanicamente, mediante escavatori, sia con potenti getti di acqua che frantumano gli agglomerati.
Il materiale raccolto viene trattato ad umido per separare le tre componenti: quarzo, feldspato e caolino. Su linee separate, ciascun prodotto è trattato, sempre ad umido, per separare le impurità, infine viene asciugato.
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